Antonio Cilli

Avvocato, founder Cittanet

Sono un avvocato, mi occupo di editoria e new media: ho fondato Cittanet un network di informazione che oggi conta 25 piattaforme di glocal news. Ho creato il giornale elettronico della mia cittadina nel 2001 –www.sansalvo.net– accumulando esperienza nella elaborazione di un modello editoriale glocal per l’innovazione territoriale.

L’Italia si è classificata nel 2017 al 52° posto nella classifica mondiale della libertà di stampa. Viene dal 77° del 2016. Non è un bel primato. Viviamo in un Paese in cui sono vigenti leggi del 1948 che regolano la materia editoriale. Un Paese in cui non puoi fare il giornalista se non sei iscritto all’Ordine. E per iscriverti all’ordine devi fare il giornalista!

Schiere di laureati in materie umanistiche, giornalismo, comunicazione, lettere non riescono a trovare un lavoro o sono precari o vengono lincenziati perché le redazioni e i giornali chiudono.

Scrivere, diffondere notizie è disincentivato in ogni modo: dalla paura dei processi penali, dalla minaccia di risarcimenti milionari, dalla confusione delle norme e dalla burocrazia.

Tutto sembra suggerire: meglio se taci! (Che è anche il titolo di un bel libro, di Alessandro Gilioli e Guido Scorza, edito da Baldini e Castoldi: “Censure, ipocrisie e bugie sulla libertà di parola in Italia”).

Pensate che ancor oggi si sostiene che se un blogger non è iscritto all’albo dei giornalisti commetterebbe il reato di esercizio abusivo della professione giornalistica; poi si sostiene anche che se invece lo stesso blogger è iscritto all’albo dei giornalisti praticamente deve svolgere la sua attività senza potersi procacciare sponsor e senza poter svolgere alcuna attività imprenditoriale. Il risultato sarebbe la sostanziale negazione di tutto quanto è avvenuto di fatto negli ultimi 15 anni. Inutile dirvi che una simile anacronistica visione, negatrice della evidente e dilagante realtà della blogosfera, dovrebbe essere archiviata il più presto possibile.

La verità è che il mondo sta cambiando, anzi è cambiato, e non è più necessario essere assunti da un editore. Ciascuno può essere editore di se stesso, produrre i propri contenuti, articoli, video, foto. E poi soprattutto non è più necessario stampare giornali (con tutto quel che ne consegue dal punto di vista economico e giuridico).

Oggi è possibile fare concorrenza alle grandi organizzazioni editoriali pur essendo dei singoli senza grandi risorse economiche e ciò accade perché la tecnologia ha reso molto più semplice l’accesso a questo mondo, permettendo a chiunque abbia qualcosa di interessante da dire di poterlo fare.

Fino a qualche tempo fa poteva succedere di dover scambiare la propria libertà con “un posto di lavoro sicuro” (che poi tanto sicuro non era), la nuova realtà è che da casa puoi confezionare i tuoi contenuti e proporli ad un pubblico potenziale di milioni di persone.

Questo libro è una analisi vissuta nel corso della rivoluzione digitale, un piccolo saggio “how to make” (come fare), frutto di una esperienza maturata sul campo con il network Cittanet (www.cittanet.it), che intende prendere per mano il lettore e aiutarlo a fare informazione di comunità affinché comunicare non sia più “comunicare a” bensì “comunicare con” e si possa giungere a ridefinire ruoli e figure del giornalismo se non dell’intero mondo della informazione.

“Abbiamo portato in tutti i villaggi le nostre armi segrete: i libri, i corsi, le opere dell’ingegno e dell’arte. Noi crediamo nella virtù rivoluzionaria della cultura che dona all’uomo il suo vero potere”.

(Adriano Olivetti “Il cammino della Comunità”, Ed. di Comunità)